La Rece di Animali Fantastici: i crimini di Grindelwald

ANIMALI FANTASTICI: I CRIMINI DI GRINDELWALD.
Avevo scritto una recensione che mi piaceva, ma poi, il #morborani ha colpito ancora con un bug della minchia chiudendo l’applicazione Gestore delle Pagine di Facebook, per cui rieccomi sfoderare il mio blog.
Detto questo ho i maroni che sfrigolano comunque come un bel soffrittone in padella, e considerando che allo stato attuale delle cose ho una fame assurda lo sfrigolamento va oltre il limite tollerabile, per cui, o sassavo lo smartphone contro il muro oppure aprivo il portatile e andavo a briglia sciolta con la mia sempre PERSONALISSIMA disamina del 10º film dell’universo potteriano battezzato Wizarding World… Deciso, briglia sciolta.

Allora, Grindelwald (da ora lo chiamo così) è lento lento lento con esperimenti, sopratutto nella prima parte, di regia.
Inquadrature, primi piani, controcampi e camera a mano totalmente inspiegabili se non presi come una grande voglia di sperimentare un nuovo modo di raccontare. Non è fastidioso, ma potrebbero essere presi come errori, assurdo anche solo pensarlo in una produzione simile secondo me ma la sensazione del “ma che cazzo sta facendo Yates” è fortissima.
Poi, per quello che riguarda la lentezza e la quasi assoluta mancanza di ritmo non so veramente cosa dire e pensare… Non ci capisco più un cazzo…
Prima The Last Jedi, poi Infinity War, poi The Fallen Kingdom mirano a ristabilire le regole di tre importantissimi franchise con l’inserimento massivo di ritmo, battute e stravolgimenti importanti come a volerci spiegare che adesso, i film vanno raccontati così, velocemente, tenendo l’attenzione sempre molto alta a discapito del cuore e del contenuto e invece, Grindelwald fa l’esatto opposto, portandomi alla mente più un film come SOLO, dove le citazioni e gli “omaggi” al fu Harry Potter si perdono in ogni scena fino ad arrivare al plot twist finale che però, porca di quella puttana boia, non mi ha detto gran che, ed è una cosa che odio con tutte le mie forze… È colpa mia questa è, non del film, sono abituato a ricevere quella scarica di brividi da gas totale che qui non è arrivata, non come Darth Maul nel finale di SOLO che invece, sbabbbaaaam!
Parliamo adesso della “magia”, componente fondamentale per questo franchise che in questo film è la protagonista assoluta senza mai limitarsi, a tal punto da risultare fin troppo presente, perdendo quella “magia”, scusate il gioco di parole, che invece nei precedenti step era ben presente. Abusarne secondo me è un errore, la si normalizza eccessivamente e, anche se lo spettatore sa che in quel mondo è più che lecito, ha pur bisogno di dimenticarselo per poter poi dire “wow” ad ogni sbacchettata al vento. Qui è uno tsunami di “guardate se spacchiamo con la magia” in continuazione, e ci si abitua subito arrivando al finale pensando purtroppo “speravo in qualcosa di più”.
La storia di per se si regge abbastanza bene ma, forse sempre per colpa mia, lo sceneggiatore fantasma seduto dentro di me, ha passato tutto il tempo a sussurrarmi frasi tipo, “si si lo so ho un po’ forzato la mano” oppure “no infatti in quel passaggio avrei fatto diverso ma le idee stavano a zero” e cosi, scena dopo scena sono arrivato alla fine del film senza avere indietro quel gas che spettava di diritto al salamandrone qui presente.
Pensate che l’unico momento “Potter” è stato nel sentire quelle meravigliose 5 note che accompagnano il logo Warner Bros ad inizio film… John Williams li in mezzo è, e sarà sempre l’unico vero mago santodddio! (si si lo so che le musiche sono di Howard ma il tema di Potter, è no, quella è una altra magia di Williams sapetelo) Ci provano a trasportarmi in quel mondo senza dubbio, più e più volte ma, nulla di fatto. Quell’emozione che risiede in quel mistone magico chiamato “Saga cinematografica di Harry Potter” non mi arriva più, e lo dico con enorme tristezza. Anzi, per essere onesto ammetto che quel “Potter Factor” si stava già perdendo con gli ultimi tre film della saga, con l’avvento della drammaticità e dell’età adulta del maghetto inglese, quella stessa drammaticità che qui in Grindelwald domina per tutta la durata del film, tranne alcune battute molto divertenti e ben scritte.
Sugli attori non c’è molto da dire, Silente e Grindelwald (interessante notare come i cattivi di questa generazione vengano descritti in maniera molto ambigua facendo sentire lo spettatore in difficoltà sulla posizione da prendere, Walter White prima e Thanos poi sono due esempi di come negli ultimi anni si raccontano “i veri cattivi”). Dicevo, Silente e Grindelwald sono un ottimo motivo per andare al cinema e il cast originale svolge degnamente il suo lavoro anche se, pure qui, ho percepito un po’ di disgregazione tra storia e motivazioni personali da parte dei personaggi, gli stessi Newt e Tina mi sono sembrati troppo poco “coinvolti” non so spiegarvi perché ma, porca puttana, ogni volta che faccio il paragone con i Potter, Animali Fantastici perde sempre ai rigori, e questo per come sono io è sempre un valido motivo per gridare a denti chiusi “cazzo che peccato santodddio!”.
Plauso per Jacob e Queenie che portano i loro personaggi ad un livello decisamente superiore e plauso per gli effetti speciali e per le creature che però, qui, sembra facciano presenza solo per dar senso al titolo del franchise, anche se, si rivelano poi fondamentali per gli eventi di questo e del prossimo episodio… Capite? Come faccio a sostenere questa cosa? Com’è possibile che gli Animali Fantastici siano stati messi lì forzatamente nonostante il loro ruolo fondamentale nel film? Oh, posso essere io a sbacchettare è, ma sta sensazione che in tutto il film ci sia qualcosa che non funziona funzionando è sempre presente.
Bona, ho finito, ma non senza dirvi che, finito il film e dopo aver buttato via quello che per voi non va, capirete due cose:
1 – comincerete a strolgarvi su teorie e teorie e teorie su chi, quando e perché
2 – andrete nel primo negozio di animali chiedendo di acquistare o adottare un Formichiere Spinoso per poi chiamarlo Snaso

 

Passport 31 ed è subito Dovizioso.

Ogni dieci anni, un uomo, o una donna, deve rinnovare il passaporto.
In realtà va proprio rifatto, ma avere già il “vecchio” o quello ancora in uso (ma vicino alla scadenza) aiuta molto.
Cioè, credo aiuti perché ci si evita sicuramente il passaggio “denuncia di smarrimento” dai carabinieri.
Vuttana se divago sempre! Chiamatemi Dottor Divago va là!

Comunque, questa mattina, per necessità d’urgenza, mi reco in questura con tutto il necessaire per il rinnovo del passaporto.

Vocina concreta – Sei sicuro di avere tutto salamandrone? Tutto tutto?
Me medesimo – Si si….credo. Dai, al massimo “chiedo quando arrivo allo sportello…”

CHIEDO QUANDO ARRIVO ALLO SPORTELLO…
(leggete questa frase in slow motion).

Allora, arrivo poco dopo l’apertura degli uffici, sono le 9:30 e c’è già il mondo intero in attesa, e quando dico “il mondo intero” intendo letteralmente, IL MONDO INTERO.
Una folla di persone e famiglie di tutte le etnie possibili, tutti al loro posto, tutti ordinati, nessuno che si lamenta.
Perfetto, amo questo tipo di convivenza ed educazione, mi rasserena e mi fa sperare in un futuro roseo e pieno di speranze.

Speranze che però, crollano miseramente, quando noto il numerino sul mio tagliandino eliminacode:
(E adesso con tutto il pathos possibile vi lascio alla battuta sotto.)

Ho il 31 e sul display dedicato è appena scattato il  2.

Vuttana…
Dopo un sussulto esofageo simile ad un rutto in falsetto, respiro, medito e TAAAC! Sfodero la mia macchina del tempo personale, l’arma segreta che molti detestano ma che tutti usano come se non ci fosse un domani:
il TELEFONINO!!!
(se scrivevo smartphone faceva troppo poco salamandrone scusate).
E così, insieme al tempo, anche i numeri passano e un social diving può accompagnare Solo (e la S è maiuscola apposta) … 3, 4, 5, un like di qua, 6, 7, 8, una faccina di là, 14, 15, 16, una GIF sympa, 25, 26, 27, eeeeEEEE SBABBAAAAM… Eccolo qua!
Puntuale come le emorroidi dopo un panino finocchiona e nutella, arriva il dubbio.
Quel dubbio terrificante che si insinua nella mente come una lumaca centauriana, procurandoti sudorazione, pensieri/bestemmia e fiato corto e che da li a poco si trasformano in catastrofica certezza:

HO DIMENTICATO IL BOLLO DA SBORANTASETTANTAMILEEURI !!!
E IL BOLLETTINO POSTALE DA QUARANTACAZZOBOIAEURI !!!

Qualche decinaia di millesimi di silenzio catartico, sfogato poi con un pubblico, straziante e, sottovoce SANTODDDIO! Ma poi… Calma! Relax! Salamandro, RE LAX! Respira e pianifica un piano B, sai che ti piacciono i piani ben riusciti no? Dai gasati e tira fuori il McGyver che è in te.
Ok, ci sono, osservo il mio numero, è sempre il 31.
Osservo il display, è ancora fermo sul 27.
Ottimo, hanno bisogno di tempo come ne ho bisogno io, mi dico, ma poi…
Niente, non riesco a mantenere il controllo e travolto dal panico da canocchia maledetta (errore della minchia) e dalle incertezze adolescenziali di un quarantenne, evoco l’aiuto da casa, magari i due salassi si possono effettuare anche allo sportello della questura e tutte ste pugnette mentali sono gratuite, dai cazzo!

Driiin… Driiin… Driiin… Ed ecco che risponde, ascoltando poi il tutto…

Il Mr. Wolf di turno, mi conferma, purtroppo, la non fattibilità dei due pagamenti allo sportello della questura e mi congeda con un “hasta la vista baby!”
Nel mentre, sono già in cammino alla ricerca di una tabaccheria, so che è li in zona, ne sono certo, dannazione! Ma non riesco a ricordare dove… SANTODDDIO, dove cazzo sei?
Oblio e solitudine… Arrivo nella zona morta, niente e nessuno, solo morte e disperazione, e mentre realizzo che la Tabaccheria di cui sopra era vicinissima all’entrata della questura, ovvero, esattamente dalla parte opposta di dove ero finito io, ovvero, ai confini della realtà, un guizzo 犀利士
di adrelina e Piero PelùAAA mi colgonoooAAA rinvigorendomi e STOP, mi giro in direzione Tabaccheria che Robocop levati proprio, e lo faccio così di scatto che devo aspettare i piedi a sedere.

Corri ragazzo laggiuAAA, TANNANA!  Senza guardarmi indietro e nemmeno davanti distruggo auto della polizia, muri, cabine del telefono, paninoteche e vasche da bagno abbandonate ma finalmente ecco laTabaccheria.

Entro e, facile, troppo facile. Pago l’economicissima marca da bollo, dove marca sta probabilmente per Armani e tento il colpaccio! La botta di culo epocale e chiedo, con una dose di speranza che nemmeno la Principessa Leila  ha mai nemmeno concepito:

PER CASO FATE ANCHE I PAGAMENTI CON BOLLETTINO POSTALE?
(In un Bar? Di grazie che è pure un tabacchi, fatto imbecille salamandrone, FATTO IMBECILLE!)
La risposta comunque vi stupirà ed è:
NO.
Ma l’aiuto che la cassiera mi da è preziosissimo:
PER FARE IL BOLLETTINO POSTALE….(suspance…)
DEVI ANDARE IN POSTA…
Lo spoiler più telefonato della storia che non volevo sentire
Andare in posta non era un opzione valutabile.

La posta no… La posta no… La poSTAAAA NOOOOOOO!!!

E invece nulla, devo, non ho scelta… Prima o poi all’inferno ci si ritorna sempre.
Controllo l’orologio, corro al furgone, chiedo a Toretto di spostarsi perché se guida lui arriviamo ieri, mi metto alla guida, attivo il flusso canalizzatore e via, in direzione posta centrale.

Ma poi… la svolta… Dovizioso che attraversa la strada… Ecco… Figata… Che storia… Bona.

Procedo… La posta è vicinissima in effetti ma temo ci sia il pubblico di Wembley che ha assistito al concerto dei Queen nel 1986 in attesa della pensione, e invece no, due persone davanti.

DUE PERSONE DAVANTI. IN POSTA. NELLA SEDE CENTRALE.
(leggete questa frase in slow motion).

Stupito ma perplesso, mi avvicino per chiedere il bollettino precompilato, il terrore da un eventuale ringhiata è altissimo ma… No,
GENTILISSIMA e DISPONIBILISSIMA.
Oggi è il giorno diDDDio, santoDDDio!
Dai dai dai!!! Compilo il tutto e mi metto in fila quando dietro di me, per la prima volta nella mia vita, (giuro) una voce si innalza …
WE WILL WE WILL ROCK YOU! e mi si avvicina Frank Oz che mi chiede, con voce rauca e un pò sibillina:

Passare o non Passare, non c’è chiedere, ma io chiedo… Giovane Padawan lasciare il posto a un vecchio tu puoi?

Rispondo con gentilezza e un sorriso confortante:
(e per sorriso confortante intendo come quello di Jack Torrance)

NOOOO! Mio piccolo verdastro amico! Devo ancora fare la rotta di Kessel e mi rimangono due cazzo di parsec SANTODDDIO!

Mi giro serenamente e procedo con la pratica di pagamento…
Veloce, spedita e perfetta, paradiso!
Finisco, saluto e via, di nuovo sul mio cavallo d’acciaio blu tempesta.
Dopo qualche minuto di viaggio mentalmente lunghissimo, vedo di nuovo la questura, lei è sempre li e ora ho solo un unica speranza:
che il numerino in attesa non sia già il 32…
Nessuno può mettere il numero 31 in un angolo! Nessuno!

Da qui in poi, l’epilogo è da leggere tutto il slow mo.
Drifto senza futuro in un quarto di miglio alla volta,
parcheggio illegalmente fuori dalle strisce,
esco dal finestrino con un balzo, con tutto il tuttibile ben saldo tra le mie mani,
ho solo un obiettivo in testa, raggiungere la porta con l’insegna QUESTURA.
Corro alla velocità plaid, grido destra a Steve Rogers e sinistra a Steve “tatatatatatata” Austin, apro la porta, butto un occhio al numero nel display e…